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Di ritorno dall'India

Updated: Apr 7, 2023

ENGL + DE below

Sono passate già oltre tre settimane. L'India è nel mio cuore e come succede per tante altre persone, anch'io ho un rapporto non proprio lineare con l'India. È rumorosa, è sporca, è caotica, le cose non funzionano, ci si deve costantemente giustificare, spiegare, è difficile da digerire. Non per il cibo: quello è fantastico e se fosse per me penso che mangerei cibo indiano 6 giorni su 7!


L'India è piena di contrasti. Come yogi ne siamo attratti, almeno io lo sono, perché si dice sia la culla dello Yoga. Per tanti versi lo è, senz'altro. Ma per tanti altri versi quello che oggi pratichiamo come Yoga non viene tutto dall'India. Ma questo è un altro capitolo. Come yogi abbiamo spesso un'idea romantica dell'India, pensiamo ingenuamente che tutti gli indiani siano yogis, che siano vegetariani e premurosi. Che vivano lo yoga insomma.


La realà è ben diversa e io questo lo so molto bene, sono anni che studio storia e filosofia yogica, e ho la fortuna di farlo con insegnanti lucidi, dalle solide basi accademiche che chiamano le cose per nome. Eppure quando arrivo in India mi sento emozionata e mi aspetto un sadu a ogni angolo.

È vero, siamo stati a Goa. E gli scettici ti diranno: Goa non è l'India. E hanno ragione, in parte. Goa è anche India, comunque. Abbiamo passato poco più di due settimane in spiaggia, a Sud Goa e a Nord, in un posto in cui avevo trascorso due mesi nel 2008. Non ho più nemmeno ritrovato la capanna con il pavimento di terra battuata in cui vivevo, perché nel frattempo la zona è diventata molto turistica e attrezzata. Nel 2008 c'era pochissimo e dopo un paio di settimane conoscevo praticamente tutti.


Tutto cambia. Anche l'India.


Le due settimane passano in un attimo, l'India è un pezzo duro. Proprio negli ultimi giorni inizio ad abituarmi, ad aprirmi e poi desidero restare di più. Desidero immergermi nelle profondità e viaggiare in questo paese. Nella seconda settimana del nostro viaggio ho guidato un ritiro yoga sulla spiaggia (del 2008 che è cambiata completamente). Il ritiro è stato magico, come gruppo abbiamo davvero fatto un viaggio profondo, sono estremamente grata agli yogi che mi hanno accompaganata e mi hanno accordato la loro fiducia.


Ogni giorno passiamo del tempo in spiaggia, il mare è calmo e la temperatura ideale per un tuffo. Ci sono i lettini e gli ombrelloni fatti di palme secche. E poi ci sono le venditrici e i venditori ambulanti: campanellini, braccialetti, gelati, amuleti, mala, tamburi, massaggi, vestiti, parei. Sono molto tenaci. Dal primo giorno ci bombardano e ci fanno promettere che domani "tomorrow" compreremo qualcosa. Bisogna stare attenti a cosa si promette. La mia parola diventa "maybe", forse. Non mi sbilancio.


Eppure una di loro riesce a farsi breccia, Tina. Non so se sia il suo vero nome. Ha altre due sorelle Shobha (che vuol dire bella, in sascrito almeno) e Dhoti. Shobha è la più giovane e non è ancora spostata, per questo contrariamente alle altre porta i capelli sciolti. Le sposate non lo possono fare e devono tenere i capelli legati.


Tina mi racconta del marito e del matrimonio combinato a 19 anni. Oggi ne ha 24 ma ne dimostra 35. "Non mi piaceva mio marito, piangevo tutti i giorni, poi mi soo abiutata. Il mio suocero beve e fa così" segue un gesto difficile da capire. Tina è analfabeta, come tutte le altre ragazze in spiaggia. Ma sa calcolare e sa esattamente quanto margine deve fare nella vendita dei pareo o dei massaggi. Ha un pezzetto di spiaggia che può calpestare ogni giorno alla ricerca di lavoro, esattamente tre stabilimenti, il nostro e altri due.


Non può andare più in su o più in giù. La sua zona è questa e basta. Ogni mattina arriva verso le 10 e inizia a girare tra i lettini. Memorizza i nostri nomi e ci chiede come stiamo, se abbiamo dormito bene. Conosce le nostre risposte, fanno parte del catalogo del suo rudimentale inglese, che l'aiuta a farsi amicizie.




Tina è dolce, ha un bellissimo sorriso. C'è un velo di tristezza. Mi racconta del figlio e un giorno arriva con il labbro gonfio. Le chiedo cos'è successo e mi dice, a gesti, che qualcosa l'ha punta durante la notte. Le do un antistaminico e dopo un paio di ore mi raggiunge correndo dicendo che sta già molto meglio, ed è vero, il labbro non è più gonfio. Mi ringrazia cento volte per la medicina. Racconta che da ottobre a maggio lavora in spiaggia ogni giorno. Poi lavora nelle risaie per gli altri mesi, la paga nelle risaie è 200-250 rupie al massimo al giorno (ca. 2-2.80 euro).


Mike e io ci facciamo massaggiare quasi ogni giorno da Tina o da Shobha, la sorella. Il massaggio è basico ma l'olio di cocco che utilizzano è buono per la pelle, almeno ci pare. Paghiamo 10 euro a massaggio e dura circa 40 miniuti. Un amico che vive a Goa dice che dovremmo dare loro al massimo 4-5 euro. Ma non gli diamo retta. Leggo e mi informo sull'India di oggi. Il governo Modi è tutt'altro che ideale. Non voglio entrare nei dettagli, ma sotto la presidenza Modi il paese, che già lotta con una grande povertà e tanti problemi strutturali, si è ulteriormente polarizzato. Sembrerebbe che Modi favorisca la maggioranza indù a scapito della più grande minoranza, quella musulmanta. Ci sono state proteste, scontri armati con tanti morti e la situazione è tesa. Non è sicuramente l'India del 2008.


Sono stata in India anche altre volte dopo il 2008. La maggior parte delle volte chiusa al sicuro in resort e centri yoga in cui ho avuto la fortuna di ricevere cibo delizioso, avere un letto comodo, addirittura l'aria condizionata e in più praticare yoga e occuparmi del mio benessere, fisico e mentale.


Tanti indiani, tra cui Tina e le sue sorelle, non avranno mai questa possibilità. Tina mi racconta che lavora tutti i giorni. Mi dice: la prossima volta vieni però per una vacanza più lunga, quando la saluto l'ultimo giorno. Mi chiedo cosa pensa di noi e come fa a sapere che siamo in vacanza, lei che le vacanze non le ha mai avute. È in spiaggia a vendere gingilli da quando aveva 8 anni.


Tina è dello stato del Karnataka, che è accanto a Goa. So che nel Karnataka c'è una città con tanti templi e con bellissimi paesaggi, si chiama Hampi. Le chiedo se conosce Hampi o se è stata in un'altra città. Mi dice che conosce solo il suo villaggio, dove tra qualche mese va a raccogliere il riso e questo pezzettino di spiaggia al nord di Goa. Mi rendo conto che ho viaggiato in India molto più di Tina, sono stata a Mumbai e ho visitato diversi altri luoghi.


Un giorno mi mostra i pareo con i simboli OM e le divinità. Sono in grado di leggere il sanscrito, dunque riesco a decifrare le scritte: OH NAMAH SHIVAYA! escamo. E chiaramente so che le immagini devono raffigurare Shiva. Lo indico, le mostro Shiva Nataraja. Anche gli altri pareo non mi sfuggono. Diverse volte lei dice questa è Dhurga e io dico: no guarda, c'è il flauto e la mucca: è Vishnu. Oppure: questo è il Buddha Tina, sai chi era il Buddha?


Siamo al mercato di Arambol. Entriamo in un negozio con tanti oggetti alla ricerca di una statuetta di Ganesh. Il venditore è mezzo addormentato. Ci intressano delle piccole statue, intuiamo che una raffigura il Dio Hanuman. Per accertarci chiediamo al venditore: cosa rappresenta questa statua? "È una statua, sono tutte uguali, fa lo stesso, non lo so". Siamo delusi. Questa idea che in India siano tutti spirtuali è decisamente una cavolata. Lo sapevo già, ma nell'aria c'è l'incenso e uno potrebbe pensare...

Mi chiedo quando tornerò


L'India è lì: molesta, puzzolente, sporca. Le mucche mangiano plastica per strada e i cani randagi si raggruppano di notte per ululare alla luna. Negli utlimi giorni del ritiro e del mio viaggio penso: quando tornerò in India? So che tornerò, ma credo che andrò da un'altra parte. Ma dove? E Tina dove sarà? Mi piacerebbe dirle che la porto a farsi un giro tra i templi di Hampi.


Tina sa che stiamo per partire. Prima di andare acquistiamo 10 parei e lei ci regala un braccialetto. Vuole fare una foto con noi per mostrarla al marito. Dice che le mancheremo molto perché siamo stati molto buoni. In effetti non abbiamo mai più trattato sul prezzo dei massaggi. Osserviamo che molti degli altri turisti sono indiani o russi e decisamente non sono tutti "buoni" come noi. Si arrabbiano e non comprano nulla.


Tina si aggrappa al mio braccio quando facciamo la foto. Mi fa tanta tenerezza e sento questo terribile vuoto. Tina ha 24 anni e ne dimostra 35, io 46 e ne dimostro 38. Non so dove dorma la notte, sospetto che sia da qualche parte vicino alla spiaggia. Mi chiedo cosa sogna di notte e se non ha paura dei cani randagi.


Thomas, uno dei partecipanti del ritiro che è medico e prossimo al pensionamento, dice che da pensionato vorrebbe venire ad insegnare a scrivere alle ragazze come Tina.


Tina dice: tu sai molto più di me della mia religione perché un giorno le racconto le vicende della Ramayana. In Karnataka sono tutti induisti, mentre a Goa ci sono anche tanti cattolici e musulmani. Shobha, la sorella, mi dice: per me vanno bene tutte le religioni, purché le persone siano buone. Sento che dietro questa affermazione c'è dell'altro. Sento che le notizie dei pestaggi, dei linciaggi e delle rivolte stanno lacerando l'India.


Per ora è tutto. Andiamo all'aeroporto e sono felice di presto poter respirare l'aria fresca e pulita svizzera. Da quando sono tornata ogni giorno metto lo scialle che ho preso da Tina. Lei l'ha usato anche quando mi faceva i massaggi e anche se l'ho già lavato diverse volte si sente ancora un po' l'odore dell'olio di cocco. Penso a Tina tutti i giorni.



Scritto il 14.03.2023 - dopo un breve viaggio in India da metà a fine febbraio 2023.

DEUTSCH


Es sind bereits über drei Wochen vergangen. Indien liegt mir am Herzen, und wie so viele andere Menschen habe auch ich eine nicht ganz so lineare Beziehung zu Indien. Es ist laut, es ist schmutzig, es ist chaotisch, die Dinge funktionieren nicht, man muss sich ständig rechtfertigen, sich erklären, es ist schwer zu verdauen. Nicht wegen des Essens: das ist großartig und wenn es nach mir ginge, würde ich an 6 von 7 Tagen indisch essen!


Indien ist voll von Kontrasten. Als Yogis fühlen wir uns von Indien angezogen, zumindest ich, denn es heißt, es sei die Wiege des Yoga. In vielerlei Hinsicht ist es das sicherlich. Aber in vielerlei Hinsicht stammt nicht alles, was wir heute als Yoga praktizieren, aus Indien. Aber das ist ein anderes Kapitel. Als Yogis haben wir oft eine romantische Vorstellung von Indien, wir denken naiv, dass alle Inder Yogis sind, dass sie Vegetarier und nachdenklich sind. Dass sie Yoga leben, kurz gesagt.


Die Realität sieht ganz anders aus, und ich weiß das sehr gut, denn ich studiere seit Jahren yogische Geschichte und Philosophie, und ich habe das Glück, dass ich dabei auf kluge Lehrer mit einem soliden akademischen Hintergrund treffe, die die Dinge beim Namen nennen. Doch wenn ich in Indien ankomme, bin ich aufgeregt und erwarte auf Schritt und Tritt Sadu.


Stimmt, wir waren schon in Goa. Und die Skeptiker werden Ihnen sagen: Goa ist nicht Indien. Und sie haben Recht, zum Teil. Aber Goa ist auch Indien. Wir haben etwas mehr als zwei Wochen am Strand verbracht, in Süd-Goa und Nord-Goa, an einem Ort, an dem ich 2008 zwei Monate verbracht hatte. Die Hütte mit dem dreckigen Boden, in der ich damals wohnte, habe ich nicht mehr gefunden, denn inzwischen ist die Gegend sehr touristisch und gut ausgestattet. Im Jahr 2008 gab es nur sehr wenig und nach ein paar Wochen kannte ich praktisch jeden.


Alles ändert sich. Auch Indien.


Die zwei Wochen vergehen wie im Flug, Indien ist ein hartes Stück. Erst in den letzten Tagen fange ich an, mich daran zu gewöhnen, mich zu öffnen und dann möchte ich länger bleiben. Ich möchte in die Tiefen dieses Landes eintauchen und es bereisen. In der zweiten Woche unserer Reise habe ich ein Yoga-Retreat am Strand geleitet (von 2008, das sich völlig verändert hat). Das Retreat war magisch, als Gruppe sind wir wirklich auf eine tiefe Reise gegangen, ich bin den Yogis, die mich begleitet und mir vertraut haben, sehr dankbar.


Jeden Tag verbringen wir Zeit am Strand, das Meer ist ruhig und die Temperatur ideal zum Schwimmen. Es gibt Liegestühle und Sonnenschirme aus getrockneten Palmen. Und dann sind da noch die Straßenverkäufer: Glocken, Armbänder, Eiscreme, Amulette, Malas, Trommeln, Massagen, Kleidung, Sarongs. Sie sind sehr hartnäckig. Vom ersten Tag an bombardieren sie uns und lassen uns versprechen, dass wir morgen etwas kaufen werden. Man muss vorsichtig sein, was man verspricht. Aus meinem Wort wird ein 'vielleicht'. Ich verschenke mich nicht.


Und doch schafft es eine von ihnen, durchzubrechen, Tina. Ich weiß nicht, ob das ihr richtiger Name ist. Sie hat noch zwei weitere Schwestern, Shobha (was auf Saskrit soviel wie schön bedeutet) und Dhoti. Shobha ist die Jüngste und noch nicht verheiratet, deshalb trägt sie im Gegensatz zu den anderen ihr Haar offen. Verheiratete Frauen dürfen das nicht und müssen ihr Haar hochbinden.


Tina erzählt mir von ihrem Mann und ihrer arrangierten Heirat mit 19. Heute ist sie 24, sieht aber wie 35 aus: "Ich mochte meinen Mann nicht, ich habe jeden Tag geweint, dann habe ich mich daran gewöhnt. Mein Schwiegervater trinkt und macht das", folgt eine schwer verständliche Geste. Tina ist Analphabetin, wie alle anderen Mädchen am Strand. Aber sie kann rechnen und weiß genau, wie viel Gewinn sie beim Verkauf von Sarongs oder Massagen machen muss. Sie hat ein Stück Strand, das sie jeden Tag auf der Suche nach Arbeit betreten kann, genau drei Betriebe, unseren und zwei andere.


Er kann weder weiter nach oben noch weiter nach unten gehen. Sein Gebiet ist dies und das war's. Jeden Morgen kommt er gegen 10 Uhr und fängt an, die Liegestühle abzusuchen. Er merkt sich unsere Namen und fragt uns, wie es uns geht, ob wir gut geschlafen haben. Sie kennt unsere Antworten, sie sind Teil des Katalogs ihres rudimentären Englisch, das ihr hilft, Freunde zu finden.


Tina ist süß, sie hat ein wunderschönes Lächeln. Ein Schleier der Traurigkeit liegt über ihr. Sie erzählt mir von ihrem Sohn und eines Tages kommt sie mit einer geschwollenen Lippe herein. Ich frage sie, was passiert ist, und sie erzählt mir mit Gesten, dass sie in der Nacht etwas gestochen hat. Ich gebe ihr ein Antihistaminikum, und nach ein paar Stunden kommt sie zu mir gelaufen und sagt, dass es ihr schon viel besser geht, und es stimmt, ihre Lippe ist nicht mehr geschwollen. Sie dankt mir hundertmal für die Medizin. Er sagt, dass er von Oktober bis Mai jeden Tag am Strand arbeitet. Dann arbeitet er in den anderen Monaten auf den Reisfeldern, der Lohn auf den Reisfeldern beträgt maximal 200-250 Rupien pro Tag (ca. 2-2,80 Euro).


Mike und ich lassen uns fast jeden Tag von Tina oder Shobha, seiner Schwester, massieren. Die Massage ist einfach, aber das Kokosnussöl, das sie verwenden, ist gut für die Haut, zumindest glauben wir das. Wir zahlen 10 Euro pro Massage und sie dauert etwa 40 Minuten. Ein Freund, der in Goa lebt, sagt, wir sollten ihnen höchstens 4-5 Euro geben. Aber wir hören nicht auf ihn.


Ich lese und erkundige mich heute über Indien. Die Regierung Modi ist alles andere als ideal. Ich will nicht ins Detail gehen, aber unter Modis Präsidentschaft hat sich das Land, das ohnehin mit großer Armut und vielen strukturellen Problemen zu kämpfen hat, noch mehr polarisiert. Es hat den Anschein, dass Modi die hinduistische Mehrheit auf Kosten der größten Minderheit, der Muslime, bevorzugt. Es gab Proteste, bewaffnete Zusammenstöße mit vielen Toten, und die Lage ist angespannt. Es ist definitiv nicht das Indien von 2008.


Ich war nach 2008 noch einige Male in Indien. Die meiste Zeit war ich sicher in Resorts und Yogazentren untergebracht, wo ich das Glück hatte, köstliches Essen zu bekommen, ein bequemes Bett und sogar eine Klimaanlage zu haben und darüber hinaus Yoga zu praktizieren und mich um mein körperliches und geistiges Wohlbefinden zu kümmern.


Viele Inder, darunter auch Tina und ihre Schwestern, werden diese Möglichkeit nie haben. Tina erzählt mir, dass sie jeden Tag arbeitet. Als ich mich am letzten Tag von ihr verabschiede, sagt sie mir: Nächstes Mal kommst du aber für einen längeren Urlaub. Ich frage mich, was sie von uns denkt und woher sie weiß, dass wir im Urlaub sind, sie, die noch nie Urlaub gemacht hat. Seit sie acht Jahre alt ist, verkauft sie am Strand Krimskrams.


Tina kommt aus dem Bundesstaat Karnataka, der an Goa angrenzt. Ich weiß, dass es in Karnataka eine Stadt mit vielen Tempeln und schöner Landschaft gibt, die Hampi heißt. Ich frage sie, ob sie Hampi kennt oder ob sie schon in einer anderen Stadt war. Sie erzählt mir, dass sie nur ihr Dorf kennt, in dem sie in ein paar Monaten Reis ernten wird, und dieses kleine Stück Strand nördlich von Goa. Mir wird klar, dass ich in Indien viel mehr gereist bin als Tina, ich war in Mumbai und habe mehrere andere Orte besucht.


Eines Tages zeigt sie mir Sarongs mit OM-Symbolen und Gottheiten. Ich kann Sanskrit lesen, also kann ich die Inschriften entziffern: OH NAMAH SHIVAYA! excamo. Und ich weiß genau, dass die Bilder Shiva darstellen müssen. Ich zeige auf ihn, ich zeige ihr Shiva Nataraja. Auch die anderen Pareos entgehen mir nicht. Mehrmals sagt sie, das sei Dhurga, und ich sage: nein, schau, da ist die Flöte und die Kuh: das ist Vishnu. Oder: Das ist der Buddha Tina, weißt du, wer der Buddha war?


Wir sind auf dem Markt von Arambol. Wir betreten einen Laden mit vielen Gegenständen und suchen nach einer Ganesh-Figur. Der Verkäufer ist noch im Halbschlaf. Wir interessieren uns für einige kleine Statuen, wir vermuten, dass eine den Gott Hanuman darstellt. Um uns zu vergewissern, fragen wir den Verkäufer: Was stellt diese Statue dar? "Es ist eine einzige Statue, sie sind alle gleich, es ist alles dasselbe, ich weiß es nicht". Wir sind enttäuscht. Die Vorstellung, dass jeder in Indien spirituell ist, ist definitiv Quatsch. Das wusste ich schon, aber es liegt Weihrauch in der Luft und man könnte denken....


Ich frage mich, wann ich zurückkomme


Indien ist da: schikanös, stinkend, schmutzig. Kühe fressen Plastik auf den Straßen und streunende Hunde versammeln sich nachts und heulen den Mond an. In den letzten Tagen der Exerzitien und meiner Reise denke ich: Wann werde ich nach Indien zurückkehren? Ich weiß, dass ich zurückkehren werde, aber ich denke, ich werde woanders hingehen. Aber wohin? Und wo wird Tina sein? Ich würde ihr gerne sagen, dass ich mit ihr eine Tour zu den Tempeln von Hampi mache.


Tina weiß, dass wir abreisen werden. Bevor wir gehen, kaufen wir 10 Sarongs und sie schenkt uns ein Armband. Sie will ein Foto mit uns machen, um es ihrem Mann zu zeigen. Sie sagt, sie werde uns sehr vermissen, denn wir seien sehr gut gewesen. In der Tat haben wir nie wieder über den Preis für Massagen verhandelt. Wir stellen fest, dass viele der anderen Touristen Inder oder Russen sind, und sie sind definitiv nicht alle so "gut" wie wir. Sie werden wütend und kaufen nichts.


Tina klammert sich an meinen Arm, als wir das Foto machen. Sie macht mich so zärtlich und ich fühle diese schreckliche Leere. Tina ist 24 und sieht aus wie 35, ich bin 46 und sehe aus wie 38. Ich weiß nicht, wo sie nachts schläft, ich vermute, dass sie irgendwo in der Nähe des Strandes ist. Ich frage mich, wovon sie nachts träumt und ob sie keine Angst vor streunenden Hunden hat.


Thomas, einer der Teilnehmer der Exerzitien, der Arzt ist und kurz vor der Rente steht, sagt, dass er, wenn er in Rente geht, gerne kommen und Mädchen wie Tina das Schreiben beibringen würde.


Tina sagt: Du weißt mehr über meine Religion als ich, denn eines Tages werde ich dir die Ereignisse aus dem Ramayana erzählen. In Karnataka sind sie alle Hindus, während es in Goa auch viele Katholiken und Muslime gibt. Shobha, die Schwester, sagt mir: Alle Religionen sind für mich in Ordnung, solange die Menschen gut sind. Ich habe das Gefühl, dass hinter dieser Aussage mehr steckt. Ich habe das Gefühl, dass die Nachrichten über Schlägereien, Lynchmorde und Unruhen Indien zerrissen haben.


Das ist alles für den Moment. Wir fahren zum Flughafen und ich freue mich, dass ich bald die frische, saubere Schweizer Luft einatmen kann. Seit meiner Rückkehr trage ich jeden Tag den Schal, den ich von Tina bekommen habe. Sie hat ihn auch benutzt, wenn sie mich massiert hat, und obwohl ich ihn mehrmals gewaschen habe, riecht man immer noch ein wenig das Kokosöl. Ich denke jeden Tag an Tina.


ENGLISH

It has already been over three weeks. India is in my heart, and as is the case with so many other people, I too have a less than linear relationship with India. It's noisy, it's dirty, it's chaotic, things don't work, you constantly have to justify yourself, explain yourself, it's hard to digest. Not because of the food: that's great and if it were up to me I think I would eat Indian food 6 days out of 7!


India is full of contrasts. As yogis we are drawn to it, at least I am, because it is said to be the cradle of Yoga. In so many ways it certainly is. But in so many other ways what we practice today as Yoga does not all come from India. But that is another chapter. As yogis we often have a romantic idea of India, we naively think that all Indians are yogis, that they are vegetarians and thoughtful. That they live yoga in short.


The reality is quite different and I know this very well, I have been studying yogic history and philosophy for years, and I am fortunate to do so with lucid teachers with a solid academic foundation who call a spade a spade. Yet when I arrive in India I feel excited and expect sadu at every turn.


It is true, we have been to Goa. And the skeptics will tell you, Goa is not India. And they are right, in part. Goa is also India, however. We spent just over two weeks at the beach, in South Goa and North Goa, in a place where I had spent two months in 2008. I never even found the hut with the dirt floor I lived in again, because the area has since become very touristy and equipped. In 2008 there was very little and after a couple of weeks I knew practically everyone.


Everything changes. Even India.


The two weeks go by in a flash, India is a hard piece. Just in the last few days I start to get used to it, to open up, and then I wish to stay longer. I wish to dive into the depths and travel in this country. In the second week of our trip I led a yoga retreat on the beach (from 2008, which has changed completely). The retreat was magical, as a group we really went on a profound journey, I am extremely grateful to the yogis who accompanied me and gave me their trust.


Every day we spend time at the beach, the sea is calm and the temperature ideal for a dip. There are the sunbeds and umbrellas made of dried palm trees. And then there are the vendors and street vendors: bells, bracelets, ice cream, amulets, malas, drums, massages, clothes, sarongs. They are very tenacious. From day one they bombard us and make us promise that tomorrow "tomorrow" we will buy something. You have to be careful what you promise. My word becomes "maybe," maybe. I don't get out of line.


Yet one of them manages to break through, Tina. I don't know if that's her real name. She has two other sisters Shobha (which means beautiful, in Sascrit at least) and Dhoti. Shobha is the youngest and is not yet married, which is why unlike the others she wears her hair down. Married women cannot do that and have to keep their hair tied up.


Tina tells me about her husband and arranged marriage when she was 19. Today she is 24 but looks 35. "I didn't like my husband, I cried every day, then I abjured. My father-in-law drinks and does this," follows a gesture that is difficult to understand. Tina is illiterate, like all the other girls on the beach. But she can calculate and knows exactly how much margin she has to make in selling sarongs or massages. She has a little piece of beach she can walk on every day looking for work, exactly three establishments, ours and two others.


He cannot go further up or further down. His area is this and that's it. Every morning he arrives around 10 a.m. and starts going around the loungers. He memorizes our names and asks how we are, if we slept well. She knows our answers, they are part of the catalog of her rudimentary English, which helps her make friends.


Tina is sweet, has a beautiful smile. There is a veil of sadness. She tells me about her son and one day she comes in with a swollen lip. I ask her what happened and she tells me by gesture that something stung her during the night. I give her an antihistamine and after a couple of hours she comes running up to me saying that she is already much better, and it is true, her lip is no longer swollen. She thanks me a hundred times for the medicine. He tells that from October to May he works on the beach every day. Then he works in the rice fields for the other months, the pay in the rice fields is 200-250 rupees maximum per day (approx. 2-2.80 euro).


Mike and I get massages almost every day from Tina or Shobha, the sister. The massage is basic but the coconut oil they use is good for the skin, at least it seems to us. We pay 10 euros per massage and it lasts about 40 minutes. A friend who lives in Goa says we should give them 4-5 euros at most. But we don't listen to him.


I read and inquire about India today. The Modi government is far from ideal. I don't want to go into details, but under Modi's presidency the country, which already struggles with great poverty and so many structural problems, has become further polarized. It would seem that Modi favors the Hindu majority at the expense of the larger minority, the Muslims. There have been protests, armed clashes with many deaths, and the situation is tense. It is definitely not the India of 2008.


I have been to India other times after 2008 as well. Most of the time safely enclosed in resorts and yoga centers where I was lucky enough to get delicious food, have a comfortable bed, even air conditioning, plus practice yoga and take care of my well-being, physical and mental.


So many Indians, including Tina and her sisters, will never have this opportunity. Tina tells me that she works every day. She tells me, next time come for a longer vacation though, when I say goodbye to her on the last day. I wonder what she thinks of us and how she knows we are on vacation, she who has never had vacations. She has been on the beach selling trinkets since she was 8 years old.


Tina is from the state of Karnataka, which is next to Goa. I know that in Karnataka there is a city with many temples and beautiful scenery, it is called Hampi. I ask her if she knows Hampi or if she has been to another town. She tells me that she only knows her village, where she is going to harvest rice in a few months, and this little piece of beach north of Goa. I realize that I have traveled in India much more than Tina, been to Mumbai and visited several other places.


One day she shows me sarongs with OM symbols and deities. I am able to read Sanskrit, so I can decipher the inscriptions: OH NAMAH SHIVAYA! excamo. And clearly I know that the images must depict Shiva. I point to it, I show her Shiva Nataraja. The other pareos don't escape me either. Several times she says this is Dhurga and I say: no look, there's the flute and the cow: that's Vishnu. Or: this is the Buddha Tina, do you know who the Buddha was?


We are in Arambol market. We enter a store with many items looking for a Ganesh figurine. The seller is half asleep. We are interested in some small statues; we guess that one depicts the God Hanuman. To ascertain, we ask the seller: what does this statue represent? "It's one statue, they are all the same, it's the same, I don't know." We are disappointed. This idea that everyone in India is spirtual is definitely rubbish. I already knew that, but there is incense in the air, and one might think....


I wonder when I will come back


India is there: harassing, smelly, dirty. Cows eat plastic in the streets and stray dogs group together at night to howl at the moon. In the last days of the retreat and my trip I think: when will I go back to India? I know I will return, but I think I will go somewhere else. But where? And where will Tina be? I'd like to tell her that I'm taking her on a tour of the temples in Hampi.


Tina knows we are leaving. Before we go we buy 10 sarongs and she gives us a bracelet. She wants to take a picture with us to show her husband. She says she will miss us very much because we have been very good. In fact, we never negotiated on the price of massages again. We observe that many of the other tourists are Indians or Russians and they are definitely not all "good" like us. They get angry and don't buy anything.


Tina clings to my arm when we take the picture. She makes me so tender and I feel this terrible emptiness. Tina is 24 and looks 35, I am 46 and look 38. I don't know where she sleeps at night, I suspect she is somewhere near the beach. I wonder what she dreams about at night and if she is not afraid of stray dogs.


Thomas, one of the retreat participants who is a doctor and close to retirement, says that as a retiree he would like to come and teach girls like Tina how to write.


Tina says: you know much more about my religion than I do because one day I will tell you the events of the Ramayana. In Karnataka they are all Hindus, while in Goa there are also many Catholics and Muslims. Shobha, the sister, tells me: all religions are fine with me as long as the people are good. I feel that there is more behind this statement. I feel that news of beatings, lynchings and riots are tearing India apart.


That's all for now. We go to the airport and I am happy that I will soon be able to breathe the fresh, clean Swiss air. I have been wearing the shawl I got from Tina every day since I returned. She also used it when she was giving me massages and even though I have washed it several times already it still smells a little like coconut oil. I think of Tina every day.

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1 Comment


rominalanzani
rominalanzani
Mar 14, 2023

Grazie per aver condiviso il tuo vissuto Michrla che mi ricorda e riassocia tante " similitudini" di vissuti tantissimi anni or sono in India.

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